[Cinema] I Tre Moschettieri: uno per tutti, tutti per uno!

Pubblicato il da Sakuraword

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Sembra essere qualcosa di ciclico o nel destino di molti registi, quello di ritrovarsi alla fine a dirigere la regia di un film storico come I Tre Moschettieri.

Era il lontano 1993 quando nelle sale presentavano proprio i Tre Moschettieri diretto da Stephen Herek e da allora sono passati diciotto anni ed è servito l’autunno del 2011 perché nelle sale, con la regia di Paul W.S. Anderson (Già noto per Resident Evil ), fosse distribuito l’ennesimo film tratto dall’omonimo capolavoro di A.Dumas.


Ma se, questa volta, vi aspettavate qualcosa di classico e che ricalcasse alla perfezione il romanzo siete fuori strada: Paul Anderson arriva sul grande schermo con una rivoluzione plateale della trama, non così rispecchiante il romanzo.

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Trama Del Film

Siamo a Parigi, presso la corte di Luigi XIII, nella quale D’Artagnan arriva con l’intenzione di arruolarsi nel corpo dei Moschettieri al servizio del Re. Prim’ancora che possa giungere al cospetto di Sua Maestà il giovane guascone finisce con l’imbattersi nella prima lama delle guardie del Cardinale Richelieu, Rochefort e poi proprio con tutti e tre i Moschettieri, Athos, Phortos e Aramis, che sfiderà in singolar tenzone.

Gli eventi, tuttavia, sembrano prendere una piega ben diversa e così i quattro si ritrovano invitati a presenziare davanti al Re, dopo aver sonoramente sconfitto le guardie del Cardinale in una lotta impari.

Riconosciuto il loro valore e la loro lealtà, soprattutto quella del giovane guascone, la Regina Anna moglie di Re Luigi XIII, è a loro quattro che si rivolgerà per cercare di smascherare il complotto ordito e tessuto alle sue spalle dal Cardinale Richelieu, da Milady e dal Duca di Buckingham vittima e carnefice allo stesso tempo di questo complotto.

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Recensione del Film

Come anticipato poco prima, se vi aspettavate un film classico o il ricalco della storia di Dumas sappiate che così non è giacché Paul Anderson ha deciso di inserire una serie di parametri nuovi e dilettevoli che danno al film una caratterizzazione diversa, amplificata dall’aggiunta della nuova tecnologia 3D.

Il film inizia sin dal principio con un ritmo abbastanza alto e coinvolgente, dove i protagonisti assoluti sono i duelli che sono resi alla perfezione grazie anche alla tecnica dello slow motion, sistemata ad hoc per farci gustare i momenti salienti.

Bisogna dire che, rispetto agli altri film sul medesimo filone, questo esce ampiamente fuori dai canoni poiché sebbene le figure siano le stesse ciò che ruota intorno ad esse cambia aspetto, comprese alcune storie d’amore inaspettate o semplicemente diverse.

L’aggiunta di alcune novità, poi, come quella delle navi volanti rende il film ancor più diverso dai suoi predecessori: neanche nel romanzo di Dumas, infatti, si fa alcun cenno a questo genere di macchine che nel film invece sembrano essere oggetto e argomento principale della disputa tra Francia e Inghilterra.

Il cast scelto da Anderson non è di quelli stellari: gli unici nomi che possono essere al di sopra rispetto agli altri sono quelli di Orlando Bloom, scelto per interpretare il ruolo del Duca di Buckingham, e quello di Milla Jovovich (moglie del regista, ndr), scelto per interpretare Milady; il resto dei personaggi, salvo alcuni volti noti (come il giovane D’Artagnan interpretato da Logan Lerman protagonista di Percy Jackson ) esegue il suo compito senza colpo ferire.

Ciò che delude maggiormente, in queste occasioni, è la scenografia dei dialoghi spesso banali e scontati, dove anche l’ironia più spicciola non sembra rendere a dovere né suscitare quelle risate che ci si aspetterebbero. Anche i pochi colpi di scena offerti sembrano alquanto banali e scontati, come se non fossero stati trattati con la giusta profondità.

Quello che invece colpisce davvero, sin dal principio, è la scenografia dei paesaggi che ricalca alla perfezione l’epoca francese di Luigi XIII: intarsi, colonne, sfondi che sembrano rappresentare la magnificenza di una nazione potente per com’era all’epoca.

L’architettura di ogni singolo edificio è curata nei minimi particolari come si può ben notare sin dai primi momenti del film ed  è questo che rende, a suo modo, sublime questo film che, altrimenti avrebbe una minoritaria corposità.

Non ci si aspetti, comunque, che finisca qui: sembra che ormai, ogni regista sia destinato a eseguire una sorta di filone logico che duri più di un film e dunque anche I Tre Moschettieri, con un finale apertissimo, sembra destinato ad avere un seguito. Ma staremo a vedere se e quando questo accadrà.

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