[Cinema] Hayao Miyazaki torna con Arrietty: storia di due mondi vicini e lontani

Pubblicato il da Sakuraword

 


 

Quando si parla di Hayao Miyazaki, non si può fare a meno di rievocare film del calibro della Città Incantata, di Ponyo sulla scogliera o del noto Castello errante di Howl che hanno lasciato un segno in tutti quegli appassionati del celebre artista giapponese, poliedrico nella sua versatilità di fumettista, animatore, regista, sceneggiatore e produttore, premiato più volte proprio grazie ai suoi capolavori.

Quest’anno torna sul grande schermo, in collaborazione con lo studio Ghibli (di cui è fondatore insieme al collega Isao Takahata) presentando il film Karigurashi no Arrietty che in Italia è stato tradotto in Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento. Il film è stato prodotto nel 2010 e presentato nello stesso anno, a Luglio, al Tokyo International Forum Hall, ma in Italia uscirà solo il 14 Ottobre del 2011.

Trama del Film

Ci troviamo in una casa di compagna, alla periferia ovest di Tokyo; nella casa vive un ragazzo, Sho, accudito dalla zia e da una domestica perché nonostante la giovane età, questi soffre di cuore e ha bisogno di un lungo periodo di riposo prima di sottoporsi a un delicato intervento chirurgico.

Sotto il pavimento della casa vive Arrietty, con la sua famiglia composta di padre e madre, noti come mutuatari ( coloro che prendono in prestito le cose ): questi è alla vigilia della prima visita nella casa sovrastante in occasione del suo “primo prestito”, accompagnata dal padre.

Al calare della notte la coppia si avventura così nella dimora in cerca di zucchero e fazzoletti ma proprio quando stanno per prendere un fazzoletto nella stanza di Sho questi si sveglia e vede la giovane Arrietty alla quale cade la zolletta di zucchero presa in precedenza.

Sarà proprio questo incidente ( poiché nessun umano dovrebbe vedere dei mutuatari ) a sviluppare una serie di eventi che vedranno i due mondi avvicinarsi a tal punto da potersi toccare e fondere.

Recensione del Film

Che ci sia lo zampino di Hayao Miyazaki è inevitabile, anche solo a guardare i disegni: a una prima attenta analisi, infatti, la figura di Arrietty con quei capelli rossi mossi dal vento ricorda moltissimo Anna dai Capelli Rossi, opera proprio di Miyazaki.

Il film, prodotto in una maniera diversa da quelli attuali, si affaccia sul grande schermo con un grande tatto e una grande umiltà rendendo piacevole la visione e offrendo ancora quei sapori antichi che sembrano si siano persi tra le innovazioni tecnologiche e il 3D.

Il film, infatti, non è prodotto in computer grafica giacché lo studio ghibli usa ancora le tecniche di disegno tradizionale e non sbaglia in alcun modo, così come non sbagliò con altri capolavori realizzati negli anni passati ( L’ultimo fu proprio Ponyo sulla scogliera nel 2008 ), mostrando delle tavole dai colori impeccabili e stupendi, che rievocano alla perfezione i paesaggi intorno a Tokyo.

I temi del film, quelli che sono più cari allo stesso Miyazaki, sono trattati con una certa delicatezza: il constante eccedere consumistico della società è messo davanti a un’altra società, quella dei mutuatari, che prende in prestito tutte quelle cose che altrimenti non servirebbero più, vivendo in questo modo solo dello stretto necessario. Il modo con il quale è messa in evidenza questa caratteristica è davvero compiuto in maniera esemplare poiché nulla è mai portato all’eccesso né da un lato, quello degli umani, né dall’altro, quello dei mutuatari ( che in Italiano sono mal tradotti in “Rubacchiotti” ma in lingua originale Karigurashi no Arrietty sta per Arrietty la prendimprestito ).

L’altro tema che è affrontato, con altrettanta delicatezza, è quello della diversità tra i due mondi: la storia di amicizia che s’instaurerà tra Sho e Arrietty, per quanto non inizierà nel migliore dei modi, ci dice quanto le barriere e gli ostacoli possono essere facilmente superati nonostante tutto. I due ragazzi avvicineranno due mondi tanto lontani e differenti, quanto raramente condivisibili, a tal punto da cambiare qualcosa in entrambi: la visione degli umani, per i mutuatari, la forza di vivere nonostante quel che dovrà accadere nel giovane Sho.

Anche i dialoghi hanno una parte fondamentale in questo film: non c’è nulla di scontato e ogni frase rilancia, con quella certa caparbietà, la forza di uno dei due mondi verso l’altro. Il realismo di accettare ciò che si è, di condividerlo con qualcuno di diverso e di accettare la rispettiva diversità senza rinfacciare mai nulla. Probabilmente è questo l’intimo sogno di Miyazaki: l’utopia di un mondo, dove le diversità possono essere accettate senza problemi, da chiunque, anche quando paiono insormontabili.

Una menzione d’onore va, infine, a una colonna sonora meravigliosa della quale se né occupata la cantante e musicista bretone Cècile Corbel nelle lingue inglese, francese e giapponese. Le musiche che accompagnano il film sono di una dolcezza impareggiabile e rilevano proprio la morbidezza con la quale il film scorre, pur trattando temi delicati. La voce della cantante, poi, amplifica questa dolcezza proprio perché ha saputo dare al testo quella giusta musicalità che non rovina l’ambientazione, ma le offre quel tocco in più.

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